La maggior parte delle persone che, per vari motivi, si ritrovano a dover affrontare la perdita dei capelli, finiscono col vivere una intensa condizione di stress che può, talora, tradursi in un vero e proprio disagio psichico. Il soggetto colpito da alopecia, nello specifico, sperimenta una sensazione di perdita globale: egli, cioè, avverte di essere passato da una fase di giovinezza, bellezza e spensieratezza, a una fase di declino fisico, vecchiaia e frustrazione. Il sentimento di perdita, in altri termini, si estende dai capelli all’intera sfera emotiva della persona. Ne consegue che il danno psicologico più grave è a carico della propria autostima e della fiducia in se stessi. Si può determinare, dunque, nel soggetto affetto da calvizie una insanabile ferita narcisistica. Di fronte a una siffatta situazione è opportuno correre ai ripari e optare per un intervento chirurgico risolutivo.
Trapianto capelli: la soluzione definitiva
Le due principali tecniche per effettuare il trapianto capelli sono la Fut (Trapianto delle Unità Follicolari) e la Fue (Estrazione di Unità Follicolari). Entrambe si pongono l’obiettivo di ottenere un risultato naturale, caratterizzato da una corretta densità di capelli, da un’attaccatura del tutto naturale e dalla completa assenza di qualsiasi segno dell’intervento chirurgico. La differenza sostanziale tra le due tipologie di intervento anti-calvizie consiste nel modo in cui i follicoli piliferi vengono prelevati.
Fut: questo intervento, che dura generalmente un paio di ore ed è praticamente indolore, si attua prelevando una striscia di cuoio capelluto (denominata strip) dalla parte alta della cute (area donatrice), la quale viene in seguito suturata. Da questa sorta di “fascia di capelli” verranno quindi estratte le singole unità follicolari avvalendosi di un apposito microscopio. Esse successivamente vengono immerse in una apposita soluzione fisiologica e poi impiantate nell’area della nuca affetta da calvizie, realizzando delle incisioni attraverso un apposito microbisturi. Qualora si decida, in un secondo momento, di effettuare un ulteriore prelievo, sarà possibile riutilizzare la stessa cicatrice del primo intervento. Ricordiamo, infine, che questo metodo garantisce elevate percentuali di attecchimento.
Fue: questa tecnica prevede che i bulbi piliferi vengano estratti dal cuoio capelluto uno alla volta, mediante un apposito tool denominato punch, cioè un microbisturi circolare dal diametro compreso tra 0,9 a 1,2 mm. In un secondo momento le unità follicolari prelevate vengono innestate nella zona diradata tramite il Trilix, uno strumento con punta cava che ruota ad alta velocità e presenta un diametro di appena un millimetro. Rispetto alla Fut, la Fue è una tecnica meno invasiva e meno traumatica (non è richiesto infatti il prelievo dello strip, non sono necessari i punti di sutura e non lascia cicatrici), ma comporta, tuttavia, tempi operatori più lunghi (circa il doppio della Fut) e la necessità di tagliare i capelli sino alla radice sia nell’area donatrice che in quella ricevente. D’altra parte questo metodo non consente di effettuare un elevato numero di innesti nell’unità di tempo.
Il grande vantaggio di entrambe le tecniche consiste nel fatto che le unità follicolari, essendo state prelevate dal paziente stesso, non possono provocare rigetti da parte dell’organismo.