Per un imprenditore la capacità di orientarsi tra i meandri della gestione aziendale è fondamentale per garantire il successo e la crescita della sua impresa.
Dal marketing alla vendita, passando per i processi di produzione ed erogazione dei servizi e arrivando all’amministrazione: nulla può essere mai lasciato al caso se vuoi ottenere i risultati desiderati.
Tra i vari elementi che compongono questo delicato mosaico c’è una disciplina molto particolare che affonda le radici nella teoria dei sistemi e dei processi: stiamo parlando del controllo di gestione aziendale.
A volte questa disciplina viene trascurata in quanto richiede molto tempo e dedizione, facendo così preferire al titolare d’azienda il consulto con il proprio commercialista a fine anno per vedere quale sia l’andamento, specialmente se si è a capo di una micro impresa. La realtà è ben diversa: con un accurato sistema di controllo di gestione è possibile prevedere in anticipo i risultati e riuscire ad apportare manovre correttive prima che sia troppo tardi.
Proprio per questo motivo nelle prossime righe cercheremo di comprendere insieme che cosa sia il controllo di gestione aziendale grazie all’aiuto dei professionisti dello studio associato Bea & Partners, specialisti in consulenza aziendale, fiscale e del lavoro.
Cos’è il controllo di gestione aziendale?
Il controllo di gestione è un insieme di metodi, strumenti e tecniche volti a monitorare l’andamento delle attività aziendali, al fine di verificarne la correttezza, l’efficacia e l’efficienza.
Questa disciplina ha il compito di analizzare l’utilizzo delle risorse (materiali, finanziarie e umane) e dei processi produttivi, valutare l’allineamento con gli obiettivi strategici e operativi prefissati e predisporre interventi correttivi quando necessario.
In sostanza si tratta di uno strumento che prende in esame ogni aspetto dell’impresa che contribuisce a determinare i numeri che saranno poi scritti a fine anno nel bilancio. L’analisi prevede di monitorarne l’andamento e prendere provvedimenti per allinearsi agli obiettivi prefissati.
A che cosa serve il controllo di gestione?
Grazie all’analisi dei dati raccolti durante il monitoraggio delle attività, l’imprenditore può acquisire una visione completa ed aggiornata dei risultati raggiunti, sia in termini economico-finanziari che organizzativo-produttivi. In questo modo, è possibile prendere decisioni più ponderate e informate che si rivelano decisive nella guida dell’impresa verso gli obiettivi fissati ad inizio anno.
Il controllo di gestione permette non solo di verificare la bontà delle scelte aziendali, ma anche di individuare eventuali criticità e aree di miglioramento.
Conoscere in tempo reale ciò che funziona e ciò che invece può essere ottimizzato, consente di intervenire prontamente per correggere il tiro e ridurre al minimo gli errori.
Un’altra chiave di lettura del controllo di gestione riguarda l’utilizzo delle risorse a disposizione: capire come distribuire al meglio i propri asset è cruciale per massimizzare l’efficienza e minimizzare gli sprechi nell’ambito dell’operatività dell’azienda.
Come si fa il controllo di gestione?
Ora che abbiamo compreso cos’è il controllo di gestione aziendale e a cosa serve, ti starai chiedendo anche quali siano gli step per implementare questa pratica.
Vediamo quindi insieme quali sono le principali fasi che ne caratterizzano l’attività in questione.
La prima è la pianificazione dell’attività e dei risultati che si intende raggiungere in un determinato periodo. Potrebbe sembrare una pratica relativamente semplice, ma la verità è ben diversa. Si tratta di un processo molto dettagliato e lungo, a cui sono state dedicati delle intere tesi di laurea come questa vista la sua complessità.
In sostanza, in questa fase preliminare si definiscono gli obiettivi strategici ed operativi da raggiungere con un orizzonte temporale stabilito (ad esempio, un anno). Si tratta di individuare sia le mete a lungo termine sia quelle a breve termine che l’azienda intende realizzare. Nel fare ciò, è importante considerare anche gli indicatori di performance (Key Performance Indicator) e i livelli di allarme (budget).
Si passa poi al monitoraggio. Durante questa fase si raccolgono i dati riguardanti le diverse aree aziendali: produzione, vendite, finanza, risorse umane, approvvigionamento etc. Attraverso l’analisi di queste informazioni si conduce una sorta di “fotografia” dell’operatività dell’impresa per capire quanto rilevato sia in linea o meno con quanto programmato.
I dati raccolti durante il monitoraggio vengono poi confrontati con quelli previsti nella fase di pianificazione: se le differenze tra atteso e reale sono contenute entro un certo margine di errore, significa che l’azienda sta procedendo sulla giusta strada. Se invece evidenziano anomalie o scostamenti significativi, sarà necessario indagare sulle possibili cause e valutare le eventuali contromisure da intraprendere.
Qualora dall’esame dei dati emergano degli aspetti negativi che richiedono un’azione di correzione o miglioria, il momento successivo è dunque quello della proposizione di soluzioni e azioni mirate a riportare la situazione entro i limiti desiderati.
Questo ciclo di pianificazione, monitoraggio e correzione si ripete di continuo nel tempo, come una sorta di “distillato” di quella che può essere definita la gestione aziendale dinamica, caratterizzata da un’incessante ricerca del miglioramento delle performance complessive nelle varie aree dell’impresa.