Cittadina della provincia di Udine, Aquileia è stata fondata nel 181 a.C. come avamposto romano ma ben presto divenne capitale della regione numero dieci che comprendeva, secondo il sistema geografico introdotto da Augusto, quelle che allora erano denominate Venetia e Histria. Scopriamo la storia di questa città, oggi considerata uno dei siti archeologici più importanti dell’Italia del Nord.
Un po’ si storia
Fondata per volere del Senato di Roma, che inviò un drappello di soldati nel nord est della penisola italica per impedire ai popoli del nord Europa di entrare in Italia, Aquileia inizialmente aveva la struttura del castrum, ovvero un accampamento.
Vi si stanziarono circa 3500 fanti, che Roma inviò insieme alle rispettive famiglie per occupare il presidio militare. L’obiettivo di allontanare i pericoli provenienti dalle Alpi venne raggiunto, ma nel frattempo, la costruzione delle strade romane diede impulso alla città che presto acquistò importanza come emporio commerciale.
A questo corrispose l’espansione dell’antico abitato, composto da un porto fluviale e da edifici pubblici di straordinaria bellezza e la costruzione di ulteriori cinte murarie. Nell’89 a. C. la colonia di Aquileia divenne municipio.
Sotto l’imperatore Diocleziano la città divenne una delle più grandi dell’impero romano, talmente potente da avere anche una flotta e una zecca. La popolazione crebbe a tal punto da raggiungere circa i centomila abitanti, e per venne soprannominata addirittura la seconda Roma.
Nel frattempo si era formata ad Aquileia una Comunità cristiana che professava liberamente la propria fede e divenne punto di riferimento del cristianesimo verso il nord-est dell’Europa. A testimonianza di ciò vi sono degli edifici religiosi spettacolari, e fu proprio il vescovo Teodoro a fare edificare un complesso per il culto.
La città divenne una delle maggiori sedi vescovili della cristianità e fu proprio da qui che ebbe inizio l’evangelizzazione dell’Istria e dei Balcani, dell’Ungheria e dei vari territori che confinavano con il Danubio.
Dopo l’invasione di Attila nel 452, la città ebbe un crollo durissimo, buona parte della popolazione venne massacrata e molti vennero fatti schiavi. La devastazione della città non si arrestò.
Agli Unni seguirono infatti il passaggio di Teodorico, la battaglia con Odoacre nel 489, l’occupazione bizantina nel 552, fino a quella dei Longobardi qualche decennio più tardi e quella dei Franchi nel 774.
Fu grazie al sostegno di Carlo Magno, che diede al Patriarca Massenzio il permesso di tornare grazie ad un decreto emanato nell’811 e che determinava con precisione i confini tra il Patriarcato di Aquileia e la nuova arcidiocesi di Salisburgo. Massenzio spostò così la sede del Patriarcato da Cividale e la riportò ad Aquileia: la città si riprese e riconquistò i suoi fasti e il suo splendore.
Tutto ebbe fine quando nel 1420 la Repubblica di Venezia tolse il governo patriarcale, momento che segnò per Aquileia l’avvio verso una graduale decadenza economica e sociale.
Arrivarono dunque i veneziani e poi, nel 1509, gli Asburgo. Nel 1751 la diocesi di Aquileia venne suddivisa nelle due diocesi di Udine e Gorizia, togliendo alla città quel simbolo religioso che fino ad allora l’aveva contraddistinta.
Dopo il Trattato di Campoformio e quello successivo di Lunèville che la tenne sotto il dominio asburgico, passò poi sotto il Regno d’Italia napoleonico, per poi tornare sotto il dominio austriaco nel 1815 a seguito del Congresso di Vienna.
Dopo la prima guerra mondiale la città venne annessa al Regno d’Italia. La rinascita dell’interesse archeologico che esplose in Europa fra l’800 e il ‘900 accese i riflettori anche su Aquileia. Vennero effettuati i primi scavi che permisero di portare alla luce materiale importante.
Ad oggi la città è considerata il sito archeologico più importante dell’Italia Settentrionale.